Iab Forum, adv in Internet nel 2012 a +12%, previsione 2013 +10%

di Claudia Albertoni

Internet si avvia a chiudere il 2012 in Italia con un +12% degli investimenti pubblicitari, a fronte di un mercato che per Nielsen segnerà un -8,4%.

Per il 2013 la crescita attesa è ancora a doppia cifra, +10% (-0,7% per il mercato). Sono le stime Iab Italia rese note ieri dal presidente Simona Zanette in apertura della prima giornata dello Iab Forum, appuntamento che ogni anno riunisce un’affollata platea di esponenti della industry e che con l’attuale edizione taglia il traguardo dei suoi primi 10 anni.

L’economia digitale, anche alla luce del decreto sullo sviluppo approvato dal Consiglio dei Ministri la scorsa settimana, è stata al centro degli incontri della prima sessione plenaria.

Nonostante le buone intenzioni, molto resta ancora da fare per lo sviluppo del digitale in Italia. La stessa Zanette ha sottolineato come in Italia l’audience Internet sia composta da 28 milioni di persone, con la metà degli italiani, quindi, di fatto ancora tagliata fuori.

Il confronto con altri Paesi europei è impietoso: la penetrazione di Internet nelle famiglie è del 78% in Uk, del 77% in Germania, del 71% in Francia, ma è ferma al 54% in Italia. Nel nostro Paese Zanette ha individuato quattro trend principali: mobile, social, startup, convergenza fra tv e internet.

Questo è un fenomeno epocale – ha detto Zanette – perché il computer è un device che bisogna saper usare e costituisce una barriera all’ingresso, la tv è alla portata di tutti.

Infatti assistiamo a uno spostamento del 2,5% degli investimenti dalla tv tradizionale all’online video, il video advertising è cresciuto nel 2012 dell’85% sul 2011, arrivando a 89 milioni di euro, la tv fruita via internet ha registrato dal 2010 un incremento del +750%».

E’ spettato a Gregorio De Felice, chief economist Intesa Sanpaolo, e Marc Vos, partner & managing director Bcg, evidenziare lo stretto legame tra innovazione e competitività. Se uno dei problemi maggiori dell’Italia è la stagnazione della produttività (intesa come Pil per ora lavorata), le aziende capaci di innovare mostrano però una produttività più elevata: uno studio condotto nell’arco di 3 anni ha mostrato che nel campione di aziende che non hanno investito in Ict la produttività ha visto un calo del 10,1%, mentre dove si è investito ha segnato +9,3%.

«L’innovazione digitale vale 20 punti percentuali di produttività» ha sottolineato De Felice. Una conferma viene dai dati resi noti da Vos, secondo i quali le pmi che hanno investito nel digitale, definite “high web”, tra il 2009 e il 2012 hanno registrato un +1,2% di fatturato, contro il -4,5% delle “low web”. E se le prime hanno una quota di fatturato da mercati internazionali del 14,7%, per le seconde tale quota si ferma al 4,1%.

Vantaggi indiscutibili verrebbero anche dall’introduzione dell’innovazione digitale nella Pubblica Amministrazione. «Secondo una nostra stima, migliorare i processi della Pa con la tecnologia porterebbe a un risparmio di 13 miliardi di euro in 3 anni – ha dichiarato Stefano Parisi, presidente Confindustria Digitale –.

E secondo un’analisi di Bcg, se le famiglie italiane effettuassero tutti i loro acquisti in internet potrebbero risparmiare 2.000 euro all’anno». Perché l’agenda digitale portasse realmente a una modernizzazione della Pubblica Amministrazione occorrerebbe che prevedesse un meccanismo attuativo.

«Ma in realtà manca nel decreto una data per lo switch off automatico, dopo la quale non si possa più operare come in passato, e sia ad esempio obbligatorio per i Comuni il rilascio delle carte d’identità digitali – ha detto il giornalista Oscar Giannino -. La buona volontà non basta».

La digitalizzazione delle aziende è stato invece il tema della tavola rotonda moderata da Paolo Ainio, ceo Banzai, e che ha riunito Andrea Bonora, head of Infostrada inbound telesales Wind, Gianni Di Giovanni, responsabile comunicazione esterna Eni, Oscar Di Montigny, cmo Banca Mediolanum, Luca Leoni, responsabile marketing Banco Posta-Poste Italiane, Pepe Moder, digital director Car Pirelli, Franco Tatò, ad Treccani.

Di Giovanni in particolare ha evidenziato un «problema culturale nelle agenzie creative. Troppe volte si assiste a campagne pensate per l’offline e poi, come diciamo scherzosamente, “displayate”».

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *